PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA MISSIONE DI UNA VITA”
Bari (Convento Santa Fara) - Montescaglioso (Municipio)
Il giorno 13 dicembre, nell’Auditorium della Biblioteca del Convento dei Cappuccini di Santa Fara in Bari, si è tenuta la presentazione del libro di Padre Benito De Caro “Baba wa mwanathu – La missione di una vita”.
Ha introdotto il Padre Provinciale dei Cappuccini, Padre Pier Giorgio Taneburgo; ha presentato Padre Francesco Neri. Numeroso il pubblico presente, vari gli interventi, soprattutto di collaboratori di Padre Benito che, grazie a lui, hanno potuto dare un senso più pieno alla loro vita vivendo con atti concreti lo spirito missionario
13.12.2013
Raccontarsi é un dovere, per evidenziarei segni del bene
di Maria Luisa Sgobba
Padre Benito De Caro era commosso, lo scorso 13 dicembre, quando davanti a un pubblico numeroso di amici ha parlato del suo libro autobiografico appena pubblicato. Se scrivere della sua vita gli è venuto di getto, con i ricordi che affioravano da un passato denso di avvenimenti, difficile fare altrettanto con le parole davanti a chi gli è stato accanto in tutti questi anni. I Cappuccini, d'altra parte, si è detto in sala durante la presentazione, sono uomini più di gesti concreti che di parole o speculazioni dotte e pagine scritte. E proprio di gesti concreti è ricca la vita di questo sacerdote missionario che ha operato tra Italia, Albania, Mozambico, concedendo a quest'ultimo le sue migliori energie, sapendo soprattutto gettare ponti di attenzione e sensibilità tra Europa e Africa. Tutto questo è emerso negli interventi di una sala gremita e pian piano i ricordi di Padre Benito sono diventati ricordi condivisi da tanti. Ognuno serbava e voleva rendere noto il racconto di una parte di strada fatta insieme, un tassello di esperienza vissuta che ha segnato indelebilmente la propria vita. Da qualche anno sento l'urgenza di evidenziare i segni del bene che si costruisce nei nostri territori e di conservare le tracce del passaggio di quelle persone che hanno indirizzato verso il bene la vita di molti. La nostra città (Bari n.d.r.), a dispetto dell'immagine che tende a dare di sé, si rivela di volta in volta ricca di meravigliose e sorprendenti esperienze umane, basta saper prestare attenzione. Tracciare i percorsi di queste vite è un obbligo per le generazioni più giovani. Padre Benito ha voluto consegnare loro la sua storia, che è parte della storia di questa città e non solo. In fondo la storia si è raccontata da sé, mettendo insieme fatti e situazioni come si sono svolti. "Avrei potuto scriverne di più" ha detto Padre Benito "poi me ne sono venuti altri in mente di ricordi, e altri ancora, ma ormai avevo già scritto, non potevo tornare indietro ogni volta con nuovi inserimenti..." Già! quando si comincia a stuzzicare la memoria, lei ci prende gusto e ci aggiunge sempre qualcos'altro in un gioco senza fine. Ma Padre Benito aveva l'urgenza di chiudere e consegnare, perché lasciare memoria di una vita spesa da missionario non è un passatempo, alla fine lui, uomo di poche parole, l'ha avvertito nel profondo, è un dovere.
Intervento del senatore Filippo Bubbico, a sinistra il sindaco dott. Giuseppe Silvaggi
14 .12.2013 Montescaglioso
Circondato dai "suoi ragazzi" del '68
di Antonietta Sgobba
Accolto con stima e calore dal sindaco dott. Giuseppe Silvaggi, che ha messo a disposizione il suggestivo chiostro delle Convento delle Clarisse, oggi sede del Municipio di Montescaglioso, Padre Benito De Caro ha replicato, il giorno 14 dicembre, la presentazione del libro “La missione di una vita”.
“Mi sento montese nel cuore!” ha detto P. Benito De Caro. In questa cittadina, infatti, ha voluto incontrare, tra gli altri, alcuni dei “suoi ragazzi “ del ’68, oggi tutti padri di famiglia con le tempie grigie. In quegli anni, infatti, sacerdote da due anni, li accoglieva nell’oratorio del Convento dei Cappuccini: con la scusa del pallone li formava alla vita. Con il Padre allenatore, costituirono la gloriosa squadra Stella Azzurra, che vinceva tutti i tornei della stagione. Non solo calcio si praticava nell’oratorio, ma studio, preghiera, teatro, condivisione del proprio tempo speso per gli altri.
Guida spirituale nel carcere di Bari, educatore dei ragazzi della GIFRA a Montescaglioso, insegnante, evangelizzatore e missionario in Mozambico, animatore missionario per 33 anni nel Segretariato Missioni in Italia, questi alcuni tratti dell’attività di Padre Benito illustrati nella presentazione di Padre Francesco Neri, che ha subito dichiarato di essere di parte essendogli amico; ma dalle pagine del libro emergono eventi e fatti inconfutabili che attestano in Padre Benito il radicato senso della giustizia, la volontà di non demordere di fronte alle grandi difficoltà come la malattia e la persecuzione della fede, la fede come forza e compagna di vita. Ne è scaturito un grazie per quanto Padre Benito ha compiuto e per la testimonianza che ha voluto affidare alle pagine del libro.
Padre Benito, dal canto suo, ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere le sue memorie: la richiesta di molti di raccogliere in modo organico le vicende complesse della sua vita e l’esigenza di lasciare ai giovani un messaggio sulla capacità di “andare avanti, facendo tesoro del passato” . Ne scaturiscono i valori dell’esperienza che consente di intraprendere nuove strade, della sofferenza che invece di abbattere stimola ad agire, della fede che diventa guida e illumina il cammino.
Il Vice Ministro Senatore Filippo Bubbico, che nel 2000 fu coinvolto da Padre Benito in un proficuo intervento della regione Basilicata a favore di Padre Prosperino Gallipoli e di Fra Antonio Triggiante missionari montesi in Mozambico, ha concluso, sottolineando l’insostituibile valore del dialogo per avvicinare i popoli e per sostenere i bisogni delle persone che soffrono, trovando risorse e espedienti capaci di diminuire le ingiustizie sociali. E’ proprio in questo senso che si è sviluppata l’azione di Padre Benito.
Molti sono stati gli interventi legati soprattutto alla vicenda montese di Padre Benito : vi si coglieva un nostalgico ricordo di tempi lontani, belli non solo perché legati alla giovinezza, ma perché vissuti in pienezza. Uno dei “ragazzi del ‘68”, oggi vigile urbano a Montescaglioso, ha raccontato dello sgomento che prese tutti loro, ragazzi dell’oratorio, quando Padre Benito annunciò la sua decisione di partire per l’Africa: “ Ci sentimmo soli d’improvviso, lui non solo disse che partiva, ma che si portava anche il pallone e le divise, perché i ragazzi del Mozambico il pallone non ce l’avevano! Fummo ancora più sgomenti, ma imparammo una lezione che abbiamo trasmesso ai nostri figli: l’importanza della condivisione, guardando sempre a chi ha di meno”.
Presentazione a S. Fara
P. Benito circondato dai collaboratori di ieri e di oggi
P. Benito e i "ragazzi" del '68