PER CONDIVIDERE UNA LACRIMA…

Mi ha detto così Fra Antonio Triggiante, chiamandomi subito dopo la dipartita di P. Benito… E' quello che voglio fare anch'io!

di Antonietta Sgobba

Senza mai un lamento, una lunga sofferenza ha abbattuto la grande quercia!

Una sofferenza con radici lontane, nata forse in una notte di Natale, quando, come racconta nella sua biografia,  dopo la messa, rientrando nella sua missione di Morrumbala nel lontano Mozambico, fu travolto con la jeep dalle acque impetuose e inquinate di un fiume in piena.

Fu la fine di un sogno nutrito da bambino, quello di vivere il Vangelo in Africa tra i poveri, ma non fu la fine dell'impegno missionario, impegno vissuto fino agli ultimi giorni della sua vita, perché quella era la chiamata a cui aveva risposto: "Eccomi!"

Tante le battaglie: in Mozambico durante il periodo coloniale per difendere i diritti del popolo, dopo l'indipendenza per contrastare il dilagante materialismo e l'ignoranza, in Italia per sostenere i missionari durante la guerra civile in Mozambico e, attraverso loro, far giungere conforto e aiuto ai profughi, agli affamati, ai diseredati, dopo la pace in Mozambico per sostenere la ricostruzione: scuole, chiese, agricoltura, mense, case dei missionari, loro innumerevoli attività di evangelizzazione e di sviluppo... Lui stesso riprendeva, per brevi periodi ogni anno, a percorrere le strade delle amate Missioni, macinando chilometri di strade sterrate, visitando le Comunità per portare la Parola e il Pane Eucaristico. Una fatica improba per il suo fisico provato, ma linfa vitale per tutti, per il popolo di Dio, per lui, per i collaboratori che portava con sé o che inviava che al ritorno in Italia continuavano con rinnovato entusiasmo ad arare quel terreno fertile che lui stesso aveva preparato, quella fitta rete di collaboratori a cui dava generosamente fiducia, affinché ognuno potesse esprimere i propri carismi. Aveva trasferito in Italia il metodo usato efficacemente dai missionari in Africa: preparare insegnanti,collaboratori, catechisti da mandare nelle comunità.

Costante la volontà di curare il Museo etnografico che arricchiva al ritorno da ogni viaggio di pezzi d’arte che personalmente era andato a cercare presso gli artisti in posti remoti.

Poi si è aperta l’Albania, un nuovo impegno affascinante e l’urgenza di andare, esplorare, costruire, sostenere.

I limiti del fisico e la stanchezza scomparivano di fronte alla sofferenza dell’anima: la morte dei Missionari uccisi nel conflitto, tra cui l’amato confratello Camillo, la visione desolante della grande Missione di Morrumbala distrutta dalla guerra, le folle di profughi laceri, la morte di P. Prosperino e di P. Fortunato che tanto aveva amato e sostenuto, non meno le incomprensioni, le chiusure, le resistenze…

Missionario del fare, nutriva e infondeva estrema fiducia nella Provvidenza: durante la guerra civile su e giù per le scale dei Ministeri a Roma in cerca di aiuti, decine di container spediti in Mozambico e Albania, quattro giornate di animazione missionaria ogni settimana per nove mesi all’anno per 33 anni in tutti i conventi della Provincia monastica per giungere ai benefattori attraverso la Parola spezzata e vissuta: fiorivano così le iniziative di solidarietà, mercatini, riffe, partite, teatro, conferenze, animazione, proiezioni nelle scuole, e tanto altro.

Da una sua idea, condivisa dai Missionari, è nata OASI, una Onlus il cui lemma è “Un amore per i poveri diventato progetto di vita!”  Vi ha aderito lungo venti anni con entusiasmo e convinzione. Ne era a tutti gli effetti l’ispiratore e la guida. La forza motrice per i suoi collaboratori era il suo esempio, non ci si poteva sottrarre, pronti a ricominciare, malgrado la stanchezza.

Sui rami della grande quercia si posavano numerosi gli uccelli,(benefattori e collaboratori) portando ciascuno nel becco un granello che alimentava quell'humus di amore che fluiva poi in Africa e in Albania. E per i collaboratori poi c’erano la formazione, gli incontri, i convegni, i viaggi, che contribuivano a cementare vecchie amicizie e a crearne nuove. Tutti ricevevano attenzione, rispetto, amore. Cuore generoso che si donava intero pur frazionandosi, mistero dell’Amore che si nutre di Cristo.

Amava appassionatamente la vita in tutti i suoi aspetti, stare con gli amici, raccogliere i frutti della terra per poi offrirli generosamente.  

Siamo grati al Signore per averci fatto il dono di incrociare il tuo cammino consentendoci di fare un pezzo di strada insieme, non importa se per vario tratto, ci hai arricchiti tutti di esperienze di vita, ci hai insegnato il valore della sofferenza. “ La sofferenza - hai scritto - affina il carattere, rende più forti!” Ci hai insegnato il vero Amore, quello che dà senza chiedere, o se chiede lo fa per dare, ci hai lasciati più ricchi e non disperderemo la tua eredità!

Oggi riposi nella nuda terra del tuo paese, ma di lassù continuerai a fare quello che hai sempre fatto, ne siamo certi: raccogliere per condividere, lo farai anche con i frutti del Cielo.

A noi mancherai sempre!