ELEZIONI MACCHIATE DI SANGUE IN MOZAMBICO
di Antonietta Sgobba
Il 21 novembre, tre morti a Quelimane, capoluogo della Zambesia, la FIR (Forza d’Intervento Rapido) è intervenuta con la forza usando manganelli e gas lacrimogeni contro un gruppo di giovani che manifestavano in favore del candidato del Movimento Democratico Mozambico (MDM), Manuel de Araújo, presidiando il seggio elettorale della loro scuola nell’intento di monitorare il voto; anche 18 persone sono rimaste ferite.
Si era appena all’indomani delle elezioni amministrative che hanno visto due grandi città, Beira e Quelimane, dare la preferenza, dopo 21 anni di amministrazione Frelimo, a candidati del nuovo partito MDM
E’ l’ultimo di una serie di eventi inquietanti, attacchi ad autobus e auto (ormai costretti a viaggiare sotto scorta in colonna), sequestri di persona, assalti a mano armata, scontri armati, iniziati al centro del Paese nel distretto di Gorongosa e nella provincia di Sofala, e allargatisi a Beira, Nampula, Maputo, Morrumbala e ora a Quelimane.
Il 17 giugno scorso, sei soldati sono stati uccisi da un commando che ha attaccato un’armeria nella regione di Dondo.Il governo mozambicano ha dichiarato responsabili degli attacchi gli ex ribelli della RENAMO (Resistência Nacional Moçambicana), il più importante partito di opposizione.
La rabbia dei ribelli è stata causata dalla decisione del governo di schierare truppe dell’Esercito intorno alla città di Gorongosa, quartier generale di RENAMO e residenza di Afonso Dhlakama, leader storico del movimento, dopo che, nel 2012, aveva ricominciato ad attaccare il FRELIMO, sostenendo che gli accordi di pace del 1992 non fossero più rispettati e che il partito di governo avesse attribuito unicamente a sé i benefici derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali. Inoltre, per prevenire che le truppe governative potessero utilizzare l’EN1 per muovere personale militare “in borghese” verso Gorongosa, gli ex ribelli hanno bloccato questa arteria principale.
Questo clima di tensione comincia a provocare paura nei residenti, abbandono degli investitori, blocco del processo di sviluppo del Paese, che, anche grazie ai recenti ritrovamenti d’importanti giacimenti di gas, stava viaggiando sull’ordine del 7%.
La situazione ripercorre un desolante déjà vu, un già visto negli inizi della guerriglia del 1977.
I fatti di Quelimane, e non solo, denunciano una pericolosa deriva della democrazia che in 21 anni di pace non ha ancora messo radici nel Paese, infatti la res publica, l’interesse del popolo, non coincide con quello del potere; ma la gente, anche se non ancora matura per un cambiamento radicale, comincia a dare segni di stanchezza, come dimostra la Marcia della Pace svoltasi a Maputo e i risultati elettorali di Beira e Quelimane.
OASI, (alcuni suoi membri hanno conosciuto il Mozambico della guerra civile e visto da vicino la grande sofferenza del popolo), insieme a tutti i benefattori che hanno contribuito e continuano a contribuire a tante opere di crescita in questo Paese, guarda con sgomento a questi segnali di violenza e si augura fortemente che in ambo le parti in conflitto non prevalga “il sonno della ragione”, che , come si sa, “genera mostri”.