UN NUOVO PROGETTO PER I NOSTRI FRATELLI DELL'ALBANIA
di Leandro MonterisiIncoraggiamoli a riprendere il volo!
Un nuovo progetto missionario a favore dell’Albania è nato per noi! E’ una rinnovata occasione per poterci sentire concretamente vicini, e non solo geograficamente, a quella sfortunata “Terra delle Aquile”, dove la gente è sempre più stanca di volare dietro i sogni di una vita migliore e medita ogni giorno sulla decisione di emigrare, spiccando l’ultimo indesiderato volo verso una terra sconosciuta, accesi dalla sola speranza di un’esistenza più dignitosa.
Il progetto, suggerito da padre Sergio e padre Bonaventura, che svolgono il loro difficile lavoro di evangelizzazione nella missione di Nenshat, a nord del Paese, è finalizzato alla formazione di un fondo che verrà utilizzato dagli stessi per aiutare le famiglie più bisognose che vivono nei poveri villaggi vicini e che quotidianamente chiedono loro una mano per sopravvivere.
La situazione attuale di questa popolazione è davvero molto difficile . Il mese scorso l’ho potuto constatare di persona, trascorrendo a Nenshat una settimana con padre Sergio e visitando tutta la missione : è una zona completamente isolata, tagliata fuori da qualsiasi “normale” via di comunicazione. Per giungervi occorre percorrere circa trecento chilometri partendo con la jeep da Durazzo, dove si arriva con il traghetto. Gli ultimi cento chilometri non sono di strada asfaltata; si è costretti infatti a percorrere, costeggiando i pendii delle montagne, delle specie di mulattiere che in alcuni tratti, soprattutto in inverno, sono quasi impraticabili. Per giunta alcuni ponti sono recentemente crollati, rendendo il tragitto ancor più difficoltoso. Nei villaggi le famiglie, spesso numerose, abitano in piccole case, per la maggior parte costruite in fatiscente muratura, dormono su tavole di legno e vivono in precarie condizioni di salute. Ho visto bambini, anche neonati, con gravi malattie, a volte anche difficili da diagnosticare, davanti alle quali la famiglia spesso si sente completamente impotente. Nel periodo invernale la situazione si aggrava ulteriormente sia per le continue piogge che allagano ed infangano tutta la zona, sia per il gelido freddo che, spesso, diventa ancor più insopportabile a causa dei fortissimi venti che imperversano lungo tutta la vallata. Ci sono stati giorni così ventosi in cui a stento si riusciva a stare in piedi!
In questo contesto, comunque splendido dal punto di vista naturale, gli abitanti cercano di sopravvivere con quel che gli resta dopo la caduta del regime comunista, che li ha privati di ogni loro avere, confiscando tutto, e riducendoli allo stremo. Diverse famiglie posseggono qualche animale (soprattutto animali da cortile, pecore e qualche mucca) e si dedicano al loro allevamento; specie i bambini e le donne portano al pascolo gli animali per tutta la giornata. I loro campi sono per la maggior parte incolti : ne utilizzano spesso soltanto una piccola parte per coltivare della verdura (soprattutto cavoli e cipolle). Vivono il resto della giornata presso le loro abitazioni, nel lungo periodo invernale raccolti tutti insieme in una stanza a riscaldarsi davanti al fuoco. I più coraggiosi si muniscono di carretto con asinello e intraprendono il lungo viaggio verso la città, dove cercheranno di vendere quel poco che producono.
I due padri missionari, con la collaborazione di fra Angelo, si fanno in quattro per aiutare anche materialmente questa gente. Purtroppo le situazioni di miseria sono tante ed i frati non hanno sufficienti mezzi ; per giunta sono soltanto in tre, uno dei quali, padre Bonaventura, per gran parte della settimana non è neanche a Nenshat, dovendo curare a Scutari l’importante formazione delle giovani vocazioni locali.
Ecco perché dobbiamo sentirci tutti chiamati, in questa difficile situazione della missione albanese, a scucire un po’ del nostro amore, affinché si possa dare un concreto contributo al miglioramento della esistenza di questa gente.
Per questo motivo è nata l’idea di un progetto che possa approvvigionare i padri di quanto è necessario per consentire loro di aiutare le famiglie più bisognose. Il loro proposito è di fornirle di quello che può essere indispensabile per costruirsi una casa più dignitosa, per coltivare il loro campo, per imparare un mestiere, per far fronte alle malattie. Ho potuto vedere già realizzate, per alcune persone poverissime, due case che gli stessi Padri, con i loro pochi mezzi, hanno fatto costruire dagli operai del villaggio, fornendo tutto il materiale necessario.
Sono state già aiutate alcune famiglie a coltivare il loro campo, donando loro sementi, attrezzi ed il necessario per noleggiare un trattore.
Questo aiuto da parte dei missionari, se da noi sostenuto, potrà essere di vitale importanza per questi sfortunati fratelli albanesi. Restituiremmo loro il coraggio di restare nella loro terra, guardando ad un futuro finalmente “amico” e recuperando quella fede in un Padre che li ama anche attraverso i fratelli lontani.
La speranza di questa gente è, per ora, soltanto nella bontà dei nostri cuori. Ma vi assicuro che il loro grande desiderio è di ricominciare a volare da soli, realizzando quel sogno per troppo tempo inseguito e mai raggiunto.